Canale Ovest della Punta Carina.
Il canale Ovest della Punta Carina si trova in uno degli angoli più remoti e inesplorati delle Apuane.
Lo avevo visto varie volte dal Sagro, oppure percorrendo il sentiero 167. Tuttavia, per quanto sembrasse un interessante itinerario con difficoltà classiche, non credevo che ci avrei mai messo piede. Un avvicinamento troppo lungo e un accesso troppo incerto lo rendevano veramente poco appetibile.
Questa salita è l’ennesimo “piano B” di quest’anno. Eravamo partiti con altre intenzioni ma abbiamo dovuto fare i conti con condizioni meteorologiche insostenibili date dalle temperature basse e dai venti fortissimi che spazzavano tutto il versante.
La cresta spartiacque era inaccessibile, così come i pendii e le pareti sottostanti, mentre questa zona prevalentemente esposta ad ovest, incassata in una profonda gola e a quota leggermente più bassa sembrava offrire maggiore protezione.
Ne è uscita una bellissima giornata, seppur dura fisicamente per il freddo, il vento, il grande dislivello sommati al terreno molto ostile e totalmente da esplorare.
Il canale è uno dei più suggestivi e più lunghi di tutte le Apuane.
Avvicinamento e accesso.
Noi siamo arrivati dalla valle degli Alberghi partendo da Biforco (circa 350 metri di quota sul livello del mare) e poi ridiscendendo dalle Case Carpano lungo il sentiero 170, ma si può presumibilmente accedere più rapidamente percorrendo tutta la strada di cava che costeggia interamente il torrente di cui il canale della Punta Carina è affluente.
Nel punto il cui il sentiero 170 attraversa il torrente (siamo a quota 900 circa) ci si inoltra nel fondo del vallone, su terreno abbastanza accidentato con grossi massi. Si costeggia il torrente sfruttando cengette erbose talvolta attrezzate con sottile e arruginito cavetto in acciaio e dopo un salto più ripido si perviene ad un catino con cascate di ghiaccio, dove la pendenza si impenna e dove confluisce il nostro canale.
Descrizione della via
Parte bassa lungo il costone sinistro orografico
Nei primi 300 metri circa il canale è quasi totalmente privo di neve e ingombro di grossi massi che presumibilmente complicano non poco la progressione. Abbiamo scelto di salire il costone sinistro orografico, accedendovi per un ripidissimo canale erboso (65°) che attacca una cinquantina di metri a valle della confluenza. Dopo questo centinaio di metri di paleo-traction si segue il costone finché si nota provenire dalla destra orografica del canale un’importante confluenza. Ci si sposta a sinistra per entrare nel canale tramite un traverso esposto.
Parte alta nel canale
In questo punto il canale è ampio e poco ripido ma in breve conduce attraverso una strettoia a un enorme salto strapiombante.
Conviene aggirare questo salto, o ancora per il costone sinistro orografico, che qui appare come ripido pendio con alberi. Alternativamente è possibile salire una goulottina (70°), sempre alla sinistra orografica, a cui si accede prima di entrare nel canale incassato alla base del salto.
Si rientra nel canale immediatamente al di sopra del salto strapiombante con esposto traverso, reso più inquietante dalla consapevolezza della voragine appena sotto di noi.
Si prosegue ora per il canale, incontrando subito un breve passo di misto non banale e poi ancora canale su pendenze moderate (40°).
Si supera un’altra importante confluenza dalla destra orografica e si continua a salire. Il canale ovest della Punta Carina diventa via via più ripido ed incassato. Dopo il superamento del salto strapiombante il canale è costantemente sovrastato dalla sagoma di un grosso monolite, la Punta Graziosa, e da altre guglie della Cresta Botto.
L’ambiente è molto suggestivo.
Dopo la parte più ripida e incassata il canale si apre e la pendenza diminuisce. Con un ultimo tratto non difficile e non visibile dal basso si perviene alla forcella a Nord della Punta Carina, a circa 1650 metri slm. Una coppia di mezze corde ormai rovinate dal vento penzola dalla vetta della punta, presumibilmente abbandonate quest’estate.
Discesa
Anche la discesa è lunga e nella parte iniziale non banale. Si scende inizialmente per strada di cava e quindi si segue tutto il sentiero 36. Questo segnavia, nella parte alta, segue una esposta crestina innevata dove occorre ancora fare attenzione.
Ovviamente la discesa è eterna e su terreno costantemente accidentato e scomodo, oltre che deturpato da cave di ogni epoche con il loro lascito di ravaneti, strade e rottami.
Difficoltà
Tecnicamente non ci sono difficoltà rilevanti. Il tratto più difficile è probabilmente il canale erboso iniziale.
Tuttavia la salita si svolge in perenne esposizione per un dislivello di circa 700m, almeno in condizioni di neve dura ed è soggetta a scariche di neve e ghiaccio dai versanti al sole del Cavallo e della cresta Botto. Deve quindi essere percorso al mattino presto, uscendo prima che il sole inizi a scaldare troppo.
Complessivamente è valutabile AD-.
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