Capanna Regina Margherita – Monte Rosa – 4559 mt

Salita alla Punta Gnifetti, una delle cime del Monte Rosa, dove sorge la Capanna Regina Margherita, il rifugio più alto d’Europa. L’ascesa alla Capanna Margherita, sebbene conduca ad una delle cime più alte delle Alpi, è una delle salite di alta quota di iniziazione, viste le scarse difficoltà tecniche.

Tuttavia non va sottovalutata in quanto si svolge su ghiacciai molto crepacciati e in un ambiente di alta montagna dove la scelta dell’itinerario, la valutazione delle condizioni e la strategia di salita svolgono un ruolo fondamentale per una salita in sicurezza.

Salita propedeutica per la vetta del Monte Bianco

 

Difficoltà Capanna Regina Margherita

facile; non è richiesta nessuna esperienza di alta montagna. Necessario un buon allenamento visti i dislivelli e la quota.

Periodo

da giugno a settembre in base all’aspertura degli impianti di risalita

Costo

195 € a persona

La quota comprende

Accompagnamento e assistenza da parte di una Guida Alpina
Uso delle attrezzature comuni

La quota NON comprende

Pernottamento al rifugio
Spese di viaggio
Impianti di risalita
Spese della guida da dividere sui partecipanti

Minimo partecipanti

4

E’ anche in programma?

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Capanna Regina Margherita
Capanna Regina Margherita

 

Descrizione dettagliata Capanna Regina Margherita

Sulle Alpi contiamo 82 vette che superano i 4000 metri. I parametri per definirle come cime indipendenti ne escludono altre 46 che vengono infatti chiamate 4000 secondari.

Non esiste un monte Rosa con la sua unica vetta. Parliamo infatti del Massiccio del Monte Rosa, la catena montuosa più estesa delle Alpi formata da 9 4000 primari

La punta più alta è la Dufour che con i suoi 4634 metri è la terza delle Alpi

Poi abbiamo Punta Nordend – 4.609 m Punta Zumstein – 4.563 m Punta Gnifetti – 4.559 m Punta Parrot – 4.436 m Ludwigshöhe – 4.342 m Corno Nero – 4.322 m Piramide Vincent – 4.215 m Punta Giordani – 4.046 m

Se poi consideriamo che il Massiccio fa parte del supergruppo del monte Rosa, ci si aggiungono la catena dei Breithorn – Lyskamm, composta da altre 9 vette primarie che vanno verso est.

E’ un luogo enorme e andare a zonzo su questi ghiacciai al cospetto di queste grandi montagne ti fa sentire veramente piccolo.

Torniamo ora alla Punta Gnifetti su cui sorge nostra la Capanna Margherita la cui prima versione venne costruita alla fine dell’800.

La capanna venne composta a valle e trasportata prima coi muli e poi a spalla per essere montata in vetta.

Venne inaugurata il 18 agosto 1893 con la presenza della regina Margherita di Savoia che arrivò su con le sue gambe, non a spalla.

Nel 1980 venne demolito il vecchio stabile e costruita la versione in cui potete alloggiare oggi. Ha 70 posti letto, è un posto meraviglioso, la cucina è strepitosa, ma data la quota, per trascorrere qui una notte senza impazzire è necessario essere veramente parecchio acclimatati.

La capanna non è solamente un rifugio, ma anche una stazione meteorologica (manco a dirlo, la più alta d’Europa) e un luogo per la ricerca scientifica negli ambienti di alta montagna.

 

ITINERARI

Ci sono tre modi per raggiungere Punta Gnifetti.

Dalla impegnativa cresta Signal; si tratta di un lungo itinerario alpinistico, di difficoltà D, ovvero difficile nella scala francese.

Senza l’ausilio di impianti, si parte da Alagna Valsesia, passando una notte al bivacco Resegotti.

Nei due giorni si fanno poco più di 3000 metri di dislivello, di cui 1000 sono di cresta, con pendenze a 45 gradi di neve e ghiaccio e passaggi di roccia di terzo e quarto grado.

 

Il secondo itinerario è abbastanza inusuale per noi italiani, passa dalla Monte Rosa Hutte che si raggiunge da Zermatt in Svizzera. Risale il ghiacciaio del Grenz fino a raggiungere il colle del Lys.
La difficoltà è PD, sono necessarie 4 ore buone per raggiungere il rifugio il primo giorno e il secondo giorno 1700 metri di dislivello dalla Monte Rosa Hutte alla Margherita.

E’ un itinerario facile, ma piuttosto lungo, il costo del treno a cremagliera e del pernotto al rifugio richiedono la vendita di un rene al mercato nero e il ghiacciaio è di solito parecchio crepacciato per cui richiede molta attenzione.

Quindi perchè scegliere questa via? Mah, principalmente perchè è meno frequentata, è un luogo meraviglioso e il rifugio è un gioiellino tecnologico, molto accogliente con ottimo cibo.

 

Il terzo itinerario è la salita che ci interessa, la via normale italiana.

Ve lo descriverò nella modalità abituale, la più semplice, con l’ausilio degli impianti di risalita, in due giorni.

Le località di partenza sono due.

Una è Alagna Valsesia in Piemonte e l’altra è Gressoney La Trinité in Val d’Aosta.

Da entrambi i paesi si prendono gli impianti di risalita che in tre tronconi ci portano a punta Indren a 3275 metri di quota.

Dove passare la notte del primo giorno?

I luoghi che si incontrano lungo il percorso sono 3:

Il primo è il rifugio città di Mantova a quota 3498

Il secondo è il rifugio capanna Gnifetti a quota 3647

(attenzione rifugio Gnifetti e non punta Gnifetti, hanno lo stesso toponimo, ma sono due luoghi differenti).

Il nome deriva da Giovanni Gnifetti, il parroco di Alagna che salì per primo alla punta, diventata sua omonima nel 1842.

In entrambi i rifugi incontrerete grande accoglienza, cibo squisito e abbondante, molto sopra la media del cibo da rifugio. D’altronde siamo in un rifugio Italiano, mica francese.

Il terzo luogo dove passare la notte è il bivacco Felice Giordano a Balmenhorn a quota 4167, non gestito, ha sei posti letto. Vi dovete portare tutto, cibo, fornello e saccopiuma. Vi sconsiglio di dormire qui, potrebbe essere una pessima notte a causa della quota elevata e dei posti letto esauriti, quindi al mattino quelli esauriti sarete voi.

Ma torniamo alla salita, appena usciti dalla funivia siamo ai piedi di Punta Giordani e dobbiamo attraversare verso sinistra a mezza costa il ghiacciaio di Indren in direzione Nord Est

Alla fine della lingua glaciale possiamo scegliere, anche in base a dove abbiamo deciso di pernottare, se percorrere il sentiero leggermente più lungo, ma meno esposto, che passa dal rifugio Mantova, oppure il percorso più ripido che con alcuni tratti di corde fisse porta direttamente al ghiacciaio Garstelet.

Da qui in breve raggiungiamo il rifugio capanna Gnifetti

Nei rifugi in genere la colazione è attorno alle 4.30, l’orario può cambiare in base all’ora dell’alba ed eventualmente alle condizioni meteo

Una volta usciti dal rifugio si va in direzione Nord, il percorso è molto evidente, la vostra cordata non si sentirà sola. Ogni giorno possono partire dal rifugio Gnifetti fino a 180 persone e dal Mantova fino a 100.

A parte una zona pianeggiante accanto al rifugio Gnifetti, il percorso è in ripida salita e passa accanto a varie punte, prima la Piramice Vincent, poi il Balmenhorn, il 4000 secondario su cui sorgono il cristo delle vette e il bivacco Giordano, poi il Corno Nero e la Ludwigshohe. Otrepassata la quale siamo al colle del Lys.

Questo piccolo altipiano segna il confine fra Italia e Svizzera ed è lo spartiacque fra il ghiacciaio del Lys e quello del Grenz.

E’ un posto ideale per rifocillarsi al sole, individuiamo finalmente la Margherita e c’è una strepitosa vista su montagne molto suggestive, come il versante nord dei Lyskamm, la est del Cervino e la sud della Dufour.

Ora ci aspetta una lieve discesa in direzione nord est, a destra abbiamo punta Parrot, per poi ritornare a salire fino al colle Gnifetti ai piedi della Margherita.

Mancano poco meno di 50 metri di dislivello alla Margherita, in genere si ripongono i bastoncini e si usa la piccozza per questo tratto perchè è più ripido e sovente ghiacciato.

E ora, pizzaaaaaaaaaaaa!

 

DIFFICOLTA’

Questa salita è gradata F+, facile +, tradotto è un itinerario facile, che non presenta particolari difficoltà alpinistiche. Per comprendere meglio la scala francese delle difficoltà alpinistiche, vi rimando al video che ho fatto sul monte Bianco.

Si percorre quasi interamente coi bastoncini, a parte l’ultimo tratto in cui si usa la picca.

Ma attenzione, ricordate che siamo su ghiacciaio, è necessario procedere legati in conserva, ben distanziati e coi nodi a palla. Il pericolo di cadere in un crepaccio è sempre dietro l’angolo. La piccozza deve essere sempre disponibile, quindi tenetela sotto lo spallaccio dello zaino.

Nei due giorni si percorrono circa 8 km da Indren alla Margherita e 8 al ritorno con un dislivello positivo di 1400 metri circa.

 

Logistica rifugi

Il primo giorno possiamo togliere al dislivello totale circa 220 metri se dormiamo al Mantova oppure 370 se dormiamo al Gnifetti.

Dal punto di vista logistico ci sono lati positivi e negativi.

Al Mantova siamo a una quota più bassa, dormiamo leggermente meglio, ma il mattino seguente abbiamo più dislivello da coprire per arrivare alla Margherita

Al Gnifetti siamo a una quota più alta, il secondo giorno la Margherita sarà più vicina, ma il sonno sarà stato leggermente più difficile.

Sta a voi scegliere in base anche ai posti disponibili.

Si prenota online, se avete in programma di andare il weekend vi consiglio di prenotare con almeno 3 settimane di anticipo, durante la settimana c’è più disponibilità. Seguite questo link

Dormire alla Margherita può essere un’esperienza da fare nella vita, ma se non siete abituati alla quota potrebbe rivelarsi la peggior scelta della suddetta vita. Il sole che tramonta dietro i Lyskamm è qualcosa di straordinario. Il cibo è da gourmet

In genere perchè l’esperienza non sia dantesca, la si destina come ultima notte dello “spaghetti tour” un giro di 5 giorni che tocca vari 4000 del supergruppo del Monte Rosa.

Noi come gruppo di guide lo proponiamo, è una bella vacanza in quota. La trovate a questo link

 

LA VITA di rifugiste e rifugisti alla Capanna Regina Margherita

Ho domandato direttamente a loro come è vivere e lavorare a 4500 metri.

L’acclimatazione non permane da un anno all’altro. Il difficile è proprio a inizio stagione a giugno. La quasi totalità delle volte salgono in elicottero, altrimenti arriverebbero su troppo stanchi per lavorare. Per contro salendo in elicottero lo sbalzo di quota si sente parecchio. Se partissero da Alagna a 1200 metri e andassero direttamente alla Margherita potrebbero stare male, per questo fanno tappa una o due notti al Gnifetti. Per poi andare alla Margherita e fare dei turni di 10, 12 giorni.

Poi quando il meteo non consente di scendere si è costretti a rimanere un po’ di più.

Come è dormire su?
A parte la prima notte del ciclo lavorativo nelle seguenti dormono bene perchè arrivano alla sera talmente stanchi che appena vedono il letto, dormono

La sveglia è alle 4. 4.30 per servire le colazioni degli alpinisti che vanno alla Dufour.

Non è mai successo che alcun operatore sia stato male, perchè conoscono quale sia il limite e con le prime avvisaglie di mal di testa, anziché continuare a lavorare si sdraiano fino a quando non è passato, senza prendere nessun farmaco.

I rifornimenti d’estate vengono portati dall’elicottero una volta a settimana, ma il trasporto degli operatori non dipende da questo viaggio. Mentre per salire salgono in volo, capita sovente che scendano a piedi, legandosi alla cordata di una guida di passaggio.

La margherita non apre in primavera per la stagione scialpinistica, aprono solo i rifugi più a valle.

Il problema principale riguarda l’acqua e il riscaldamento. Infatti tutta l’acqua è acqua di fusione ricavata da un grande contenitore scioglitore all’esterno. L’acqua ricavata viene usata per il lavaggio e raramente per le docce degli operatori.

Tutta l’acqua da bere direttamente o usata in cucina è acqua potabile che viene da valle.

La corrente elettrica è garantita da due generatori che vanno continuamente e c’è un impianto di batterie per la notte

Tutti i rifiuti compresi quelli umani vengono portati a valle in elicottero.

Anche i cuochi devono adattare il loro lavoro alla quota. Qui l’acqua bolle a 85° e la cottura è un po’ complicata. Sopratutto la lievitazione ha problemi dovuti alla pressione. Devono fare molta attenzione a tutti i prodotti inscatolati o impacchettati, infatti vanno selezionati molto bene a valle altrimenti, salendo in elicottero a causa della diminuzione della pressione atmosferica, si gonfiano e scoppiano.

 

Quota

Come per il monte Bianco anche qui la quota è un elemento determinante della salita.

Vi sentirete affaticati a fare le cose più banali sempre un po’ di più man mano che salite.

Muovetevi con circospezione, evitate scatti e movimenti bruschi come allacciarvi uno scarpone e alzarvi di scatto. Il sonno la notte sarà difficile, mantenete la calma e cercate di stare fermi nel letto senza agitarvi, vi riposerete anche se non sarà un recupero al 100%

 

Rischi

I rischi lungo l’itinerario sono quelli comuni a tanti itinerari in alta montagna.

  1. Ci sono zone crepacciatissime e il rischio di caduta in crepaccio aumenta mano a mano che si va avanti con la stagione. Sarà minore a giugno e maggiore a fine agosto, perchè il ghiacciaio tende a seccarsi. Sto generalizzando perchè ogni anno ha la sua storia meteorologica.
  2. Un altro rischio è il mal di montagna dovuto alla quota
  3. Geloni a piedi e mani se non si hanno calzature e guanti adeguati
  4. Il rischio di scivolamento è molto basso date le pendenze modeste

 

Periodo

Il periodo ideale segue l’apertura degli impianti di risalita che in genere va dal terzo week end di giugno al secondo week end di settembre. E’ possibile salire anche in periodi leggermente antecedenti o posteriori a queste date, coi rifugi aperti, ma con gli impianti chiusi, sfruttando un taxi jeep che ci porta in quota, o partendo a piedi da valle. Dovrete essere moolto più allenati, ma sarete ripagati dal minore affollamento

 

Allenamento

Dal punto di vista tecnico è sicuramente importante sapere camminare coi ramponi, conoscere come legarsi su ghiacciaio e i rudimenti della manovra di soccorso in crepaccio.

Come vi ho già detto in un altro video, l’allenamento aerobico è importante per vivere una vita sana e per avere delle buone chanches di arrivare in cima prima che faccia notte.

Corsa o bicicletta fanno al caso vostro. E’ importante avere nelle gambe almeno1000 metri di dislivello + il 15% data la quota.

Ricordate che è importante essere abituati a stare tante ore in ballo a fare attività.

Quindi oltre a fare almeno tre sessioni di allenamento aerobico a settimana, fate anche allenamenti specifici come il trekking, con dislivello ovviamente, con ritmo sostenuto, di durata di almeno 6 ore senza contare le pause.

Aggiungete questo allenamento nei 2 mesi che precedono la salita e fatelo una volta ogni due settimane se vi è possibile.

Quindi nelle settimane che precedono il vostro progetto vi suggerisco di fare un paio di trekking propedeutici raggiungendo cime di almeno 3000/3200 metri, possibilmente pernottando almeno a 2000 metri

ah, ve l’ho detto che se non fumate…è meglio?

 

Strategia

Ricordate che la funivia in genere fa la pausa pranzo quindi sarà chiusa circa dalle 12,30 alle 13.45. Ma cambia da Alagna a Gressoney. Tenetelo presente per evitare di aspettare a vuoto o fare corse inutilmente.

Il momento ideale per salire il primo giorno a mio avviso è con gli impianti alla prima riapertura pomeridiana. La discesa il secondo giorno dipende dalla vostra velocità. Se siete molto lenti, tenete a bene a mente la spada di Damocle dell’orario di chiusura varia in base alla stagione, ma è generalmente attorno alle 17

Il biglietto plurigiornaliero per Indren andata e ritorno nel 2021 costa 40 euro

Il pernottamento mezza pensione nei rifugi nel 2021 costa circa 80 euro, un po’ meno se siete soci CAI, quindi ricordatevi la tessera!

In questi anni di pandemia i posti disponibili nei rifugi sono dimezzati ed è necessario portarsi le proprie ciabatte e a volte il sacco a pelo al posto del sacco lenzuolo, chiamateli per informarvi prima

Seguite questi link per i costi e gli orari delle funivie di Gressoney o di Alagna

 

Materiale

Che materiale portare?

  1. Scarponi invernali con attacco automatico o semiautomatico
  2. Ramponi da misto classico
  3. Piccozza classica
  4. Imbrago, meglio un imbrago leggero da alpinismo invece che il classico da arrampicata
  5. Una vite da ghiaccio, 3 moschettoni a ghiera, una carrucola, una piastrina coi suoi moschettoni, 2 fettucce cucite da 120 cm, un’anello di cordino da 60 cm, un cordino da tre metri e mezzo e ovviamente conoscere la manovra di soccorso in crepaccio
  6. Per la cordata: una corda intera da 50 metri
  7. Bastoncini telescopici
  8. Occhiali da sole protezione 4
  9. Due paia di guanti, un normale e uno più pesante
  10. Abbigliamento intimo tecnico termico (calzamaglia, calze, maglietta)
  11. Giacca guscio, pantaloni da montagna eventuale
  12. Piumino
  13. Berretto termico
  14. Cappellino per il sole
  15. Crema protezione 50 (basta un flaconcino per tutta la cordata: ricorda poco peso)
  16. Saccolenzuolo leggero (in seta magari)
  17. Tappi per le orecchie
  18. Aspirine o paracetamolo o ibuprofene per eventuale mal di testa
  19. Un po’ di viveri per la salita, come barrette energetiche e frutta secca, acqua.

 

Consigli per gli acquisti

Ramponi Semiautomatici https://amzn.to/3gmBaps

Piccozza Classica https://amzn.to/3eUu0bM

Casco https://amzn.to/3eVi89v

Imbrago leggero https://amzn.to/3dUyD4g

Carrucola https://amzn.to/2NNwsoF

 

Numero di persone

Una cordata non può superare le 6 persone.

Anche se sul ghiacciaio lungo il percorso vedrete molte persone slegate, o con materiale inappropriato, ricordate che sono loro che stanno sbagliando a sottovalutare la situazione.

Capanna Regina Margherita
Al Colle del Lys – verso la Capanna Regina Margherita
 

 

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