Cima del Dragonet – nuova via di misto.
Le Apuane al momento sono quasi completamente secche. C’è stata una piccola nevicata di una quindicina di centimetri a metà dicembre, ma poi il caldo e le condizioni di libeccio hanno eliminato la poca neve caduta.
Nello stesso tempo, la scarsità di neve interessa quasi tutto il versante italiano dell’arco alpino e, se ciò limita molto le possibilità sciistiche, dall’altra parte crea condizioni abbastanza favorevoli per l’arrampicata su ghiaccio e misto in alcune aree.
Una delle zone più interessanti per il ghiaccio e misto è la valle Gesso, una valle del cuneese molto incassata e sovrastata da montagne imponenti che sfiorano o superano i 3000 metri di altitudine. Fra queste la più nota è sicuramente l’Argentera con l’adiacente Corno Stella, ma già percorrendo la strada in auto si resta impressionati dalla maestosità di alcune montagne meno famose ma altrettanto interessanti che sovrastano il paesino di Sant’Anna di Valdieri: l’Asta Sottana, l’Asta Soprana, la cima del Dragonet e, sul versante opposto, il Monte Matto.
Cronostoria
Non conosco molto queste zone e avevo in progetto da diverso tempo di tentare qualcosa non appena si fossero presentate le condizioni, o meglio non appena le condizioni delle Apuane fossero state così pessime da costringermi a spostarmi.
A fine 2018 faccio una toccata e fuga in valle Gesso con Gigio, con il duplice obiettivo di fare una sciata e dare un’occhiata in giro… le condizioni appaiono subito buone, anche se di certo non eccezionali. La neve è scarsa, tuttavia appaiono in modo evidente varie sottili linee di snowdrift lungo le pareti non esposte al sole. Inoltre la scarsità di neve facilita gli avvicinamenti e le discese.
Decidiamo di fare un tentativo ad inizio 2019.
La parete nordest della Cima del Dragonet
Il vallone del Dragonet è un luogo veramente suggestivo. E’ uno stretto e ripido valloncello circondato da 3 grandi montagne, ripide, selvagge e poco frequentate: l’Asta Sottana a nordest, l’Asta Soprana a sudest e la cima del Dragonet a sudovest. Unico sbocco possibile di medie difficoltà da questo cul de sac è il canale della forcella dell’Asta, un canale obliquo con pendenze di 45-50 gradi. In questa stagione tutte le pareti dell’anfiteatro sono in ombra per tutto il giorno.
Sono varie le vie di ghiaccio e misto presenti sulle pareti dell’anfiteatro: una delle più note è Colata di Stelle che sale a sinistra del canale della forcella dell’Asta; una delle più misteriose è la via di Gianni Calcagno alla cima del Dragonet. La relazione è pubblicata su alcune guide, ma il tracciato effettivo non è chiaro.
Partiamo in quattro in direzione del bivacco Gandolfo: io, Carlo Alberto, Gigio Gagliardi e Gianpiero Drago. Il nostro obiettivo è una sottile linea bianca nella parte alta e destra della parete della cima del Dragonet, protetta alla base da una ripida barra rocciosa che sarà fino all’ultimo l’incognita principale del nostro tentativo.
Il bivacco, anche se sente non poco il peso degli anni, è molto confortevole, almeno in quattro, e ci permette di rifocillarci e riposarci al calore della stufa.
La via
In una quindicina di minuti dal bivacco siamo all’attacco. Una zona più appoggiata permette di superare abbastanza facilmente la prima barra rocciosa. Quindi con uno spostamento a destra siamo nel canalone che ci condurrà alla base della parete rocciosa. La neve è spesso inconsistente e faticosa, ma i risalti più ripidi sono in neve pressata e c’è addirittura un po’ di ghiaccio.
Il ripido muro si avvicina minacciosamente, una facile ed estetica rampa ci permette di arrivare alla sua base da cui possiamo vederlo integralmente. Saranno una trentina di metri in tutto con due sezioni secche di cui la prima leggermente strapiombante ma breve la seconda verticale e più lunga.
Io e Carlo Alberto saliamo il muro direttamente lungo la linea di scolo della soprastante goulotte. Gigio e Gianpiero, giunti a metà del muro, seguono un diedro più a sinistra oltre il quale rientreranno nella goulotte con un traverso a destra.
Eravamo incerti se saremo riusciti a superare il muro chiave e alla fine lo abbiamo salito da due linee differenti per circa 2 tiri.
A questo punto siamo nell’agognato filino di ghiaccio, inizialmente più ripido e quindi via via più appoggiato. Un ultimo tiro delicato ci conduce in cresta per l’ultimo, e unico, raggio di sole della giornata.
Relazione della via – “Figli del drago” parete nordest della Cima del Dragonet
Giampaolo Betta, Carlo Alberto Montorsi, Gigio Gagliardi e Gianpiero Drago, 4 Gennaio 2019.
La parete è molto evidente e la cima anche… perfettamente visibile da Sant’Anna di Valdieri. Le condizioni attuali non sono di certo eccezionali ed è probabile che con maggiore innevamento la via risulti di molto facilitata se non addirittura banalizzata. Per queste ragioni mi sembra molto improbabile che questa possa essere una via nuova. Tuttavia né la bibliografia né i locals mi hanno riferito di salite precedenti.
Sicuramente il terreno nella parte bassa, appoggiato ed erboso, non invoglia molto ad una salita estiva, ma mi pare strano che i vari Calcagno e C. nonché i vari Scotto e gli altri alpinisti contemporanei non abbiano dedicato un paio di giornate a una linea così evidente ed in un certo senso anche estetica. Forse avevano solo di meglio da fare…
Pubblichiamo qui la relazione della via con il nome “Figli del drago”, in memoria dell’insuperato ideatore di questo tipo di alpinismo, sulle Marittime così come sulle Apuane, pronti a ritirarlo se dovessero emergere notizie di salite precedenti.
Avvicinamento: dal Ponte della Vagliotta (o da Tetti Gaina se la strada è chiusa) salire al bivacco Gandolfo per ripido sentiero. Il bivacco è sulla sinistra orografica del vallone, in prossimità della parete del Dragonet presso lo sbocco di un grande canalone incassato. Si trova su un bel pulpito da cui si vede Sant’Anna.
La via:
- dal bivacco salire per una quindicina di minuti lungo la parete. Superare di un centinaio di metri il punto di scolo del canale nevoso soprastante. Individuare la zona più facile per raggiungere una prima cengia (circa 50 metri molto erbosi con risalti a 70°). Su questa a spostarsi a destra e quindi salire obliquando a destra per raggiungere il canale (altri 80 metri circa).
- salire tutto il canale (40°-45° in media con alcuni risalti più ripidi destinati a sparire con maggiore innevamento)
- in vista del muro alla base della soprastante goulotte, lasciare il canale che prosegue verso destra e prendere una diramazione a sinistra. Una rampa obliqua verso sinistra permette di raggiungere la base del muro (70° max).
- con un tiro di 30 metri circa salire tutto il muro direttamente lungo la linea di scolo della soprastante goulotte. Ad un primo tratto su neve pressata segue uno strapiombino, quindi ancora un passaggio su ghiaccio che precede un tratto su roccia verticale abbastanza lungo. Complessivamente un bel tiro, roccia solida e generalmente ricca di appigli, agganci e appoggi e ben proteggibile, potrebbe essere circa M5. Giunti nella goulotte, sostare dopo un paio di metri (chiodo lasciato in fessura a sinistra).
- Salire la stretta goulotte, ripida per altri 10 metri circa (passi a 90° non facili nelle attuali condizioni). Quindi proseguire lungo la linea di scolo che curva a sinistra con bei tratti ghiacciati (max 70°). Totale 60 metri.
In alternativa ai due precedenti tiri, è possibile salire la prima parte del muro ripido evitando a sinistra per placca il primo salto leggermente strapiombante e quindi proseguire per il diedro che si apre verso sinistra, a prevalenza rocciosa. Raggiunto un alberello è possibile traversare su neve per rientrare nella goulotte all’altezza dell’ultima sosta citata precedentemente. (circa 3 tiri)
- proseguire lungo il nastrino ghiacciato per altri 50 metri (bel tiro vario passaggi a 80°)
- altri due tiri di 60 metri più appoggiati fino al termine del nastro ghiacciato
- un ultimo tiro di 60 conduce in cresta, a una forcella immediatamente a sinistra di alcuni denti aguzzi
Discesa: dalla forcella con una doppia di 60 metri si scende sul versante opposto, lato Lorousa, raggiungendo un canale. Quindi si scende il lungo e ripido canale, o i costoni adiacenti, fino ad incrociare il sentiero che scende con eterne svolte alle Terme di Valdieri. Per strada asfaltata si rientra a Tetti Gaina
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Per imparare ad affrontare autonomamente questo tipo di via ti consigliamo i nostri corsi di alpinismo invernale base ed avanzato e i nostri stage di misto nel Mercantour.
Oppure se ti interessa percorrere una via di misto accompagnato dalle Guide Alpine White&Blue leggi il seguente articolo, dove troverai varie proposte relative alle Alpi Apuane una piccola catena montuosa ideale per vie di misto di ogni difficoltà e impegno.
Bravissimi !! Mi piace sempre sapere cosa succede nella mia Valle,
Bravi e complimenti
Saluti
ANGELO ABBO ALPINISMO OVER 60
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Grazie,
bellissima la valle Gesso