Parete Nord del Pizzo d’Uccello – le invernali.
La parete Nord del Pizzo d’Uccello è sicuramente la più imponente parete rocciosa delle Apuane. E’ anche la più nota e la più ambita dagli arrampicatori locali e non, i quali, il più delle volte, si cimentano nella ripetizione estiva della classica via Oppio Colnaghi.
Confronto con le grandi Nord delle Alpi
E’ in inverno, però, che questa parete diventa qualcosa di veramente straordinario fino a non temere il confronto con le grandi nord delle Alpi; anzi, mentre le vie classiche più blasonate delle grandi Nord alpine, come ad esempio la Colton Macintyre alla Nord delle Grandes Jorasses, o la Ginat alle Droites offrono varie centinaia di metri di pendio poco interessante dal punto di vista tecnico, la Nord del Pizzo non concede più di 1-2 tiri di pendio, su una ventina di tiri totali circa, tutti da scalare.
Ovviamente questa non è l’unica differenza, e molte di queste non giocano a sfavore della “nostra” Nord:
- un avvicinamento alla parete dall’auto che dura da una a due ore (in base al punto di partenza)… sembra impossibile… senza ghiacciaio, semplicemente attraversando boschi di faggi 🙂
- a un’ora d’auto da pittoresche località di mare (le Cinque Terre, Portovenere, Lerici, la Versilia)
- una discesa relativamente facile (da una a tre ore in base al punto di partenza)… avete presente scendere dalle Grands Jorasses? In quel caso, praticamente, la via inizia quando si raggiunge la cima
- temperature non troppo rigide, solitamente di poco inferiori allo zero
- panorama mozzafiato sul mare una volta giunti in vetta
- un alpinismo low-cost (niente costi per impianti o rifugi e costi di viaggio limitati, almeno per chi vive nel centro-nord d’Italia)
- affollamento?
La nota dolente, le condizioni
Una caratteristica peculiare dell’arrampicata su ghiaccio e misto in montagna è che bisogna attendere Le Condizioni, e queste, purtroppo, sono tutt’altro che scontate. Le condizioni gravano sulle nostre vite – e quelle dei nostri familiari, amici e colleghi – come una mannaia. I nostri programmi a breve, medio e lungo termine si basano sulle condizioni e sulla infinita molteplicità di congetture finalizzate a prevederle. Chi ha provato a ripetere le grandi Nord delle Alpi, sa che non tutti gli anni sono buoni… anzi spesso è necessario attendere, anche diverso tempo, finché arriva il momento giusto e a quel punto si fanno tutte le acrobazie possibili e immaginabili per liberarsi di ogni impegno e poter cogliere quel momento magico. L’alpinista invernale vive in un perenne stato di attesa e di ansia, fatto di osservazioni, ricerche, studi, ipotesi e progetti, che raggiunge il suo apice quando finalmente le condizioni si presentano per lasciare il posto all’entusiasmo e alle paure tipiche dei momenti che precedono l’azione.
Sulla Parete Nord del Pizzo d’Uccello, tutto questo è ulteriormente estremizzato. La vicinanza al mare, la collocazione in una regione molto movimentata dal punto di vista meteorologico con frequenti venti caldi di scirocco e libeccio, la intrinseca brevità della stagione invernale in queste zone… nonché il global warming, pesano fortemente sulle condizioni, riducendo le possibilità di affrontare questa parete con condizioni ottimali.
Le ultime annate d’oro
Personalmente, ho memoria di 3 stagioni particolarmente positive per quanto riguarda le condizioni sulla Parete Nord del Pizzo d’Uccello: la stagione 2005-2006, la stagione 2007-2008 e la stagione 2008-2009, una vera apoteosi a cui è seguito un lungo periodo di digiuno quasi totale.
Le invernali sulla Nord del Pizzo d’Uccello
- Seven-Up, 400m, III/5MR
- primi salitori: M. Faganello e L. Mussi, 20 dicembre 2008
- Canale Camino di sinistra del Torrione di Capradossa (detta la “Petite Genovesi”), 400m, III/4M
- primi salitori: A Frisoni, A. Sabbadini e E. Stagno, 5 ottobre 1925
- prima invernale: S. Bonelli e F. Codega, 23 marzo 1962
- Via dei Genovesi, 600m, III/4+
- primi salitori: E. Stagno, A Daglio, A Frisoni e A. Sabbadini, 9 ottobre 1927
- priva invernale per la variante della doppia: G. Banti, G. Crescimbeni e S. Trentarossi, 5 gennaio 1970
- prima invernale per la rampa: G. Calcagno, M. De Bertoldi, A. Nerli e M. Piotti, gennaio 1970
- Hotel Miramare, 600m, III/5
- primi salitori: G. Betta e M. Faganello, 12 marzo 2006
- Filo Diretto col Maestro, 650m, V/5M
- primi salitori: G. Betta e L. Mussi 14-15 febbraio 2009
- Cantini – De Bertoldi, 650m, IV/4+M
- primi salitori: F. Cantini e M. De Bertoldi, 19-20 marzo 1969
- Via di Sinistra del 1966, 650m, V/5M
- primi salitori: E. Biagi, A. Nerli e F. Zucconi, estate 1966
- prima invernale: parte alta G. Betta con L. Mussi, il 15 febbraio 2009 (proveniendo da Filo diretto col Maestro), parte bassa G. Betta con F. Rubbiani il 21-22 febbraio 2009
- I soliti Ignoti, 650m, V/5+
- primi salitori: G. Betta e M. Faganello, 7-8-marzo 2009
- Cervelli in Fuga, 650m, V/5+
- primi salitori: M. Faganello e E. Tomasin, 22 marzo 2009
- Oppio – Colnaghi, 650m, V/5M
- primi salitori: N. Oppio e S. Colnaghi, 2 ottobre 1940
- prima invernale: M. Rulli, R. Sorgato e P. Zaccaria 1962
I famigerati primi 4 tiri
Tutte le vie del settore centrale della parete Nord del Pizzo d’Uccello, dunque le ultime 6 del soprastante elenco, partono dai quattro primi tiri della Classica Oppio Colnaghi: i primi due sono di arrampicata vera e propria sul IV grado circa e raramente possono essere saliti completamente in piolet traction. Il più delle volte si salgono su roccia con un uso piuttosto limitato delle piccozze.
Successivamente si attraversa una rampa/cengia ascendente da destra a sinistra con un tiro normalmente ben innevato con facili goulottine. Il quarto e ultimo tiro di attacco si può affrontare per il classico percorso roccioso, traversando e salendo su lastroni non banali (IV grado, misto), oppure salendo una più bassa e parallela rampa erbosa (più rapida ma improteggibile… consigliabile solo con basse temperature, terra ben ghiacciata e una buona tecnica di “paleo-traction”).
I bivacchi
Salire le principali vie della parete nord del Pizzo d’Uccello in giornata è abbastanza difficile. Le ore di luce in inverno sono poche, anche se a marzo aumentano sensibilmente. I tiri sono quasi tutti da arrampicare, le vie sono totalmente prive di attrezzatura in posto (ad eccezione della Oppio Colnaghi) e anche tutte le soste sono da attrezzare. La neve copre e intasa le fessure rendendo difficoltoso piazzare le protezioni, di usare le viti da ghiaccio normalmente non se ne parla proprio e anche le protezioni da terra (come Wartog e Snarg) , tanto amate sulle Apuane, qui sono poco utili per la predominanza rocciosa.
Normalmente è necessario un bivacco che, se da una parte richiede attrezzatura supplementare che rende lo zaino un po’ più pesante, dall’altra fa sì che la salita diventi più rilassata e godibile. Una partenza di buon ora il primo giorno permette solitamente di arrivare in vetta nel primo pomeriggio del secondo, senza necessità di fare tiri al buio o correre… un modo molto bello di vivere una parete impegnativa, godendosi il piacere dell’arrampicata senza stress.
Inoltre la parete offre alcuni posti da bivacco veramente comodi, particolarmente lungo la Cantini – De Bertoldi e lungo la via di Sinistra del 1966. Sono necessari un materassino isolante, un buon sacco a pelo, fornello e un po’ di gas: la neve da sciogliere non manca 🙂
Vie consigliate in base alle condizioni
Ho frequentato più o meno tutti i settori di interesse invernale della parete Nord del Pizzo d’Uccello e mi sono fatto un’idea piuttosto chiara di quali siano le vie maggiormente consigliabili in base alle famigerate Condizioni:
Con condizioni medie
… intendo dire buone condizioni sulle pareti minori come Pania e Grondilice, e innevamento presente fino ad almeno 1100 m slm nei versanti nord.
Le uniche vie realmente arrampicabili in piolet traction sono le vie del settore sinistro, più appoggiate e in profondi canali, quindi in pratica soltanto la via dei Genovesi (consigliata la variante della doppia) e il Canale Camino di Sinistra.
Con ottime condizioni
… ossia con innevamento abbondante e ben ghiacciato.
Le vie più consigliabili sono la Cantini – De Bertoldi e la Via di Sinistra del 1966, totalmente fattibili in piolet traction e particolarmente continue, ma senza sezioni di placage estremo.
Con condizioni eccezionali
… ossia con innevamento abbondante e ghiaccio incollato anche sulle parti più ripide.
Oltre a quelle summenzionate, saranno fattibili anche le vie più estreme, la più bella e continua è probabilmente I soliti Ignoti. Cervelli in Fuga, inoltre, rappresenta la modalità più interessante di salire la Oppio Colnaghi che, di per se stessa, presenta alcuni tiri poco arrampicabili con le picche. Altre due vie molto belle e più brevi da non perdere in queste condizioni sono Seven-Up e Hotel Miramare.
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Per percorrere vie come quelle descritte in questo articolo è necessaria non soltanto una adeguata preparazione tecnica ma anche una notevole esperienza alpinistica. Se il tuo sogno è percorrere una grande parete come la parete Nord del Pizzo d’Uccello in condizioni invernali, possiamo proporti un percorso di avvicinamento finalizzato a farti acquisire le competenze tecniche necessarie e ad iniziare ad acquisire esperienza.
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Inoltre possiamo accompagnarti su altre vie di misto più semplici delle Apuane per acquisire esperienza, come descritto in questo articolo.
Trovi tutte le relazioni delle vie della parete nord del Pizzo d’Uccello citate in questo articolo (oltre a molte altre) nella pubblicazione “Ghiaccio Salato” edita da Versante Sud.
Per qualunque informazione sulla Nord del Pizzo d’Uccello contattami pure al mio indirizzo e-mail.