Viaggio in Patagonia.

Ebbene sì, dopo tanti anni che la sognavo, sono finalmente andato in Patagonia.

Io e il mio compagno di mille avventure Marco abbiamo pianificato di passare 33 giorni a El Chalten, con l’obiettivo di scalare il Cerro Torre per via dei ragni. Il piano era questo, ma le cose sono andate diversamente.

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Patagonia – il Cerro Torre

La via dei Ragni richiede quattro giorni di bel tempo consecutivi, che si possono limare a tre se il primo giorno di avvicinamento si fa con meteo inclemente. Dopo aver lasciato il materiale al campo Niponino nella valle del Torre sotto al suo versante est a 6/7 ore a piedi da El Chalten, comincia l’attesa in ostello. La finestra di bel tempo comincia a diventare un miraggio e nel frattempo dobbiamo accontentarci di 30 ore di bello consecutive al massimo. Sembrano tante, ma quando per arrivare alla base di una via hai da fare dalle 7 alle 11 ore di cammino, buona parte del tempo a disposizione finisce nell’avvicinamento e nel rientro.

Excocet al Cerro Standhart

Decidiamo per Exocet al Cerro Standhardt, una via di ghiaccio aperta da Jim Bridwell, linea superba che per raggiungere la cima, passa attraverso un profondo camino ghiacciato.

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Patagonia – Su Exocet al Cerro Standhardt

Al quale noi non siamo mai arrivati perché abbiamo scelto la giornata più calda della nostra permanenza per questa salita,  quindi arrivati alla base del camino troppo tardi abbiamo ripiegato in doppia sfuggendo alle scariche. Questo è stato il primo smacco.

Non potendo dormire alla tenda perché il tempo sarebbe peggiorato, optiamo  per scendere e ci abbandoniamo nei letti a El Chalten 25 ore dopo essere partiti per la via…tante ore, ma qui è normale.

Il meteo peggiora e non ci consente di vedere le montagne per due settimane, quando si riesce ad uscire facciamo un po’ di boulder sui massi del paese e qualche capatina in falesia.

Supercanaleta al Fitz Roy

Cade tutta la neve che non è caduta nello scorso inverno distintosi per essere stato particolarmente secco. La Supercanaleta al Fitz Roy potrebbe ora essere andata in condizioni. Sembra che ci saranno due giorni di bello e potrebbe essere un’occasione, ma noi…ecco…noi abbiamo tutto il materiale nella valle del Torre e dobbiamo andarlo a prendere. Ci prendiamo un giorno per farlo e con un trekking di 14 ore andiamo e torniamo da Niponino riportando indietro il materiale.

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La nostra tenda a Niponino, il campo base del Cerro Torre

Dopo un giorno di riposo partiamo per il Fitz Roy con questa strategia:

1 giorno: avvicinamento con la tenda per dormire alla base della via (8 ore)

2 giorno: sveglia a mezzanotte, fare al buio i 1.100 metri di canale e con le prime luci attaccare i 19 tiri per andare in cima, scendere in doppia i 1.600 metri di via e dormire alla base in tenda. Tempo previsto 20 ore

3: rientrare a El Chalten

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Patagonia – Nella Supercanaleta al Fitz Roy

Beh le cose non sono andate proprio così…un brutto volo del mio socio, che per fortuna si è risolto in qualche contusione e tanto spavento ci ha costretto a scendere in doppia a 300 metri dalla cima. Alle 16 siamo in tenda e riposiamo ammaccati e stanchi.

 

Rientriamo così nella routine di El Chalten, fatta di libri, cibo, vino, internet e previsioni meteo…tante previsioni meteo.

Comesana-Fonrouge all’Aguja Guillamet

C’è una finestra di un giorno e mezzo e dobbiamo verificare le condizioni di salute del mio amico Marco, scegliamo quindi la Comesana-Fonrouge all’Aguja Guillamet. La via è corta e facile e finalmente ci permette di mettere le mani sul granito della Patagonia…semplicemente meraviglioso. Marco sta bene e tornati a El Chalten ci rimettiamo davanti alle previsioni meteo, sconfortanti come sempre.

Patagoni – sulla Comesana-Fonrouge all’Aguja Guillamet

Nell’arco dell’ultima settimana di permanenza non riusciamo più a combinare nulla, due finestre brevi ci consentono di andare all’attacco di due vie per renderci conto che non sono fattibili per la troppa neve caduta.

Bilancio…

Ce ne ritorniamo in Italia un po’ delusi.

Ragionando sul nostro viaggio, ci siamo resi conto di molteplici errori compiuti, scelte sbagliate degli itinerari, zaini troppo pesanti, nonostante prendessimo il minimo indispensabile e avessimo tanto materiale superlight (ma non abbastanza), strategie di arrampicata non abbastanza veloci.

In Patagonia il bel tempo è poco e chi sostiene che i cambiamenti climatici favoriscano la quantità di giornate belle si sbaglia. E’ necessario essere allenati, pronti a lunghe scammellate e bisogna farlo nei giorni che ci suggerisce la previsione meteo, essere veloci e leggeri e pronti a sacrificare la sicurezza per un po’ di velocità in più. Avere uno zaino leggero è la conditio sine qua non per avere successo.

Dopo aver visto Colin Haley accanto a me sulla supercanaleta, sono andato a scuriosare su internet le strategie di arrampicata veloce, ma in italiano non si trova nulla poi ho guardato su siti americani e ho trovato parecchi articoli di simul-climb, di simul-rappeling e tanti suggerimenti su come avere uno zaino leggero.

Sto preparando un articolo in merito, stay tuned…

 

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